DICONO DI SALVAGUARDARE LA SALUTE PUBBLICA MA DISTRUGGONO LA SANITÀ ITALIANA

 


A volte la follia è talmente enorme, è talmente palese che un cittadino comune rifiuta inconsciamente di prenderne consapevolezza. Eppure è la storia del nostro disgraziato Paese; è quanto viviamo nella quotidianità. E’ un po’ come la goccia che innocentemente un po’ alla volta scava anche la roccia più granitica. In Italia assistiamo inermi alla distruzione dell’intero sistema nazionale, alla soppressione di strutture e servizi compresi quelli inalienabili come, nel caso di questo articolo, la salute dei cittadini.

Per meglio comprendere il concetto della goccia lenta e devastante dobbiamo inevitabilmente richiamare l’attenzione sulle “raccomandazioni” della UE e della fraudolenta “spending review” che si dice “revisione di spesa” ma in realtà è “taglio alla spesa” quindi i giornaloni dovrebbero avere l’onestà di chiamarla quantomeno “cut spending”, specie per quanto ha riguardato la sanità pubblica italiana.

Viviamo la strategia dell’austerità camuffata da piccolissimi passi, un inesorabile trend che nel lungo periodo lascia macerie inimmaginabili. L’austerità comporta restrizioni, tagli, sacrifici, rinunce e, è bene ricordarlo, che essa scaturisce da scelte prevalentemente politiche. Quindi non è facile applicarla senza esporsi ai giudizi dei cittadini, alle proteste, se non addirittura a vere rivolte. Pertanto se ad esempio si vogliono tagliare un tot di miliardi dalla spesa pubblica (altrimenti la Madonnina di Bruxelles piange) e si decide di dimezzare le pensioni, la questione diventa talmente dirompente e contestabile che rimane difficile applicarla. Ma se invece che dimezzare le pensioni gli stessi miliardi li tagli alla sanità ecco il popolo non percepisce le restrizioni nell’immediato ma nel medio e lungo termine, quando ormai le cose son già strutturate e risultano difficili da ripristinare.

La distruzione della sanità è entrata nelle nostre vite in punta di piedi, silenziosa, celata; come un veleno nascosto nella minestra, a piccole dosi che nel tempo diviene mortale. Tutto è iniziato con le file sempre più lunghe e in attese sempre più estenuanti presso i “pronto” soccorso degli ospedali, poi man mano si sono allungate le attese per prenotare una visita o un’assistenza specialistica presso le strutture sanitarie; un esame da una settimana è passato a mesi, oggi ci sono attese per prestazioni ed esami fissate per il 2023!! Altro che il medico di famiglia che ti veniva a misurare la febbre a casa o veniva a controllare la gola arrossata dei bimbi; quelli erano altri tempi, era l’Italietta della Liretta, mica come ora che siamo l’Italiona dell’Eurone.


Ma andiamo avanti, spesso sentiamo parlare di tagli alla sanità pubblica di 37 miliardi (conclamati) attuati dal 2011 ad oggi. Magari fosse così. La verità è ben più drammatica. Ammettiamo pure che la cifra sia questa e non superiore, ai 37 miliardi però vanno aggiunte le spese relative all’adeguamento del sistema sanitario pubblico ai cosiddetti LAE (Linea Assistenza Essenziale).

I parametri LAE si stabiliscono in base a più fattori, in primis il PIL in rapporto alla Spesa sanitaria, la popolazione, le strutture ecc in correlazione con l’allineamento della stessa spesa con il continuo progresso scientifico in materia medico-sanitaria. In effetti se una patologia si scopre che è possibile curarla con uno specifico processo, la Sanità pubblica è tenuta ad attrezzarsi per adeguarsi a tale nuovo processo; oppure se per garantire una migliore prevenzione serve un innovativo macchinario, la il SSN è tenuto a comprarlo per adeguarsi al progresso, lo stesso vale per le specializzazioni e tutte le altre necessarie risorse non solo umane.

Bene, sintetizzato questo concetto, risulta che alla Sanità Italiana sono stati negati adeguamenti in termini di spesa pari a circa 45 miliardi di Euro, ricordo che in tali spese vi sono le voci relative ai costi di manutenzione e aggiornamento delle varie attrezzature e macchinari sanitari. A questa mostruosa e, direi a tratti criminale inadempienza (concausa delle lunghe attese per qualsiasi esame o prestazione sanitaria) vanno aggiunti i tagli effettivi per arrivare a cifre che vanno oltre ai 100 miliardi di Euro. Cifre che consistono in buona parte a quelle che l’Italia ha stanziato per il “mantenimento” del carrozzone della UE, lo stesso carrozzone che ci chiede solo ed esclusivamente tagli e sacrifici, specie nella sanità da decenni. Poi ecco la follia più disarmante, da una parte distruggono la sanità con tagli e cancellazioni di investimenti dovuti al LAE, dall’altra chiedono l’attivazione dei trappoloni come il MES, tutto questo con la “giustificazione” che alla sanità servono risorse per risanarla! Ma voi capite la pazzia? L’illogico e criminale circolo in cui versiamo? L’Italia avrebbe potuto finanziare il LAE ed evitare qualsiasi taglio alla spesa semplicemente soddisfacendo la richiesta dei “mercati” nel cedere Titoli Sovrani senza alcuna condizionalità, senza alcun ricatto perché la domanda di Titoli italiani era 10 volte l’offerta, eppure si è voluto distruggere la sanità per poi richiedere meccanismi di severe condizionalità che distruggono e ricattano ulteriormente l’intero sistema nazionale come appunto il MES. A questo va aggiunta anche la recente disponibilità della BCE nel accettare Titoli sovrani a costo ZERO senza nessuna condizionalità in virtù anche della crisi “pandemica” in atto; disponibilità che è stata (a mio parere criminalmente) ignorata dai precedenti governi in carica.

I grafici che seguono danno un pur se parziale quadro del disastro arrecato alla sanità e alla nostra salute. A margine di quanto affermo vorrei richiamare la vostra attenzione sulla scellerata scelta politica di contingentare le iscrizioni universitarie nelle facoltà di medicina, insomma trovo sia una follia limitare ai nostri giovani la possibilità di diventare medici ostacolando tale traguardo con la limitazione dei corsi e l’imposizione di iscrizioni numero chiuso negli atenei. Tale follia diviene ancor più eclatante se poi siamo costretti, in casi emergenziali, a richiamare nei nosocomi i medici e gli infermieri in status di pensionati. Resta ovvia e innegabile che la volontà di distruggere il nostro sistema sanitario pubblico sia frutto di scelte maturate da molti anni prima della “psicopandemia”, una volontà da processare (e magari da condannare) che ha visto una drammatica accelerazione proprio dall’entrata al Governo di noti e blasonati “salvatori” nel 2011. 




Carlo Botta


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